L' autunno
era ancora caldo,
e, il nascente giorno,
lustrando di alba il mare,
ti guardava venire al mondo.
Tu, gentile, bianca e rosa,
profumavi già di chiesa
e sacri canti di Natale.
In sordina venisti al mondo,
senza l'esausta gioia
che è propria d'ogni madre.
Fiduciosa, seminavi al vento
i primi vagiti e i corti fiati.
Le impietose e dure mani
che avevano tenuto a bada
le grida del travaglio,
ti negarono, senza tremare,
duri seni di mamma,
gonfi di latte e di colostro.
I tuoi piccoli occhi,
spalancati sulla vita,
guardavano la debole luce
filtrare dalle imposte,
con forza, serrate,
come quando è notte;
giacché, anche in quella casa,
d'amore e felicità priva,
il sole, osava affacciarsi,
impudente.
...
Su quel foglio
vergato a mano,
odoroso di vergogna
e inchiostro vecchio,
è scritto che sei
di nessuno figlia.
Non è così...!
Tu,
sei figlia mia, ora
e, prima di me,
lo eri di tua figlia,
mia madre.
...
"Vale", Teresa,
figlia mia.
Copyright©13/10/2013,
di Maria Teresa Lentini.
Tutti i diritti riservati.
(In foto, mia nonna Teresa, a destra di mia madre, seduta e con mio fratello Angelo, in braccio; a sinistra una nuora.)
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