sabato 15 novembre 2014

- Siamo il canto dell'universo -

È disseminato
di tanti, piccoli baci
il nostro cammino,
lasciati cadere, d'istinto,
nel tempo che corre
tra un bacio ed un altro.
E di piccole carezze,
appena sfiorate,
nello spazio di pelle
che ancora rimane
tra una carezza
e quella che segue.
E siamo cielo
trapuntato della luce
di miliardi di stelle
e siamo terra,
tramata coi fili dell'erba
che spontanea nasce
e siamo spiaggia,
abbracciata senza sosta,
da fedele acqua di mare.
...
Siamo l'universo
e siamo il suo canto,
colmiamo il nero del vuoto
con l'amabile memoria
d'indelebile ricordo.

"Siamo il canto dell'universo"©15/11/2014, 
da - Parole d'acqua - inedita, di Maria Teresa Lentini
Tutti i diritti riservati dall'autore.

(immagine da web)

4 commenti:

  1. Credo che la poesia, nel suo afflato cosmico, colga uno dei motivi fondativi dell'eros, una delle sue suggestive ambivalenze. Eros è perdita dell'io, è l'io che nel volo, nella caduta, nella vertigine dimentica se stesso. Ma non necessariamente ci si perde nel vuoto. A volte (felicità!) si consegue la ricomposizione della frattura originaria della nascita. Frattura orribile quella, con l'espulsione dal seno protettivo della madre e il taglio del cordone, che ti scaglia nel mondo, solo. Nell'eros (ma anche nella poesia) può accadere che ci si riconfonda con il cosmo, col suo ritmo e col suo canto, e ci si ritrovi cielo e spiaggia. La ricomposizione è provvisoria, forse illusoria, ma non per questo meno corposa e concreta. La si avverte nel tremito, nel palpito delle vene, nei vuoti delle viscere.

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